Tipi di narratore: differenze e consigli su quale scegliere
tipi di narratore quale scegliere in una storia

Quanti tipi di narratore esistono? Qual è meglio scegliere per la propria storia? Che cos’è il punto di vista o focalizzazione?

Oggi faremo chiarezza sui diversi tipi di narratore e sul concetto di punto di vista.
Affronteremo l’ampio argomento delle tipologie di narratore dalla prospettiva di un aspirante autore che si trovi a scegliere quello più adatto per la sua storia.
Che tipi di focalizzazione esistono e qual è meglio sfruttare?
A quale tipologia appartiene la voce narrante del romanzo?

Non ci addentreremo in una foresta di terminologie specifiche (narratore eterodiegetico, autodiegetico, allodiegetico e bla bla bla), ma affronteremo i concetti chiave.
Al termine dell’articolo ti fornirò anche una semplificazione pratica che potrai sfruttare per definire la tipologia di narratore più adatta alla tua storia.

Autore e narratore: facciamo chiarezza

Prima premessa fondamentale: autore e narratore non sono la stessa persona.
Banale? Meglio non dar adito a fraintendimenti. 😉

Autore e narratore di una storia non coincido.

Chiè l’autore di un testo narrativo?

L’autore è la persona fisica che scrive materialmente la storia, che esiste (o è esistito) in una determinata epoca storica.
In questo caso, l’autore sei tu. E su questo non ci piove!

Il narratore è la funzione narrativa, colui a cui è affidato il racconto della storia. Ha il compito di narrare i fatti della storia dal suo punto di vista, che non coincide necessariamente con quello dell’autore.

La scelta del narratore e del punto di vista è un elemento decisivo per la tua storia. Si tratta di una decisione da non prendere alla leggera, in quanto il punto di vista scelto permeerà tutta la narrazione, dall’inizio alla fine e avrà un ruolo decisivo nel coinvolgimento dei lettori.

Il narratore è colui che stringe il patto narrativo con il lettore

Il narratore espone gli eventi in modo coerente e verosimile, stringendo con il lettore il “patto narrativo“.

Il “patto narrativo” è l’accordo implicito che il lettore firma con il narratore, con il quale si impegna a credere a tutte le vicende narrate.

Il lettore si impegna a “sospendere l’incredulità” per tutta la durata della storia. Vedrà ciò che il narratore gli mostrerà, si lascerà portare dove il narratore vorrà condurlo e non dubiterà mai della veridicità degli eventi narrati.

Questo, almeno, a patto che la storia sia ben scritta.
Ed è proprio questo il compito più arduo per il novello scrittore!
Ma vediamo quali sono le principali tecniche narrative da adottare in un romanzo.

Tipi di narratore: differenze e peculiarità

Come può essere il narratore di un testo narrativo?

I diversi tipi di narratore si possono dividere in due tipologie:

Narratore esterno = qualcuno che racconta gli eventi della storia, non avendo partecipato direttamente alle vicende narrate

Narratore interno = qualcuno che ha partecipato alle vicende narrate

Questa semplificazione può essere espressa anche con altri nomi, che vi riporto per chiarezza d’esposizione:

Narratore esterno = narratore extradiegetico

Narratore interno = narratore omodiegetico

Al di là dei termini tecnici, l’importante è comprendere la primaria differenza tra narratore interno alle vicende narrate e narratore esterno, fuori dalle vicende.

Fin qui sembra tutto semplicissimo.
Che cos’è allora che complica le cose e rende la scelta del narratore così complessa?
Introduciamo il concetto di focalizzazione, o punto di vista.

Tipologie di focalizzazione: zero, interna, esterna

La focalizzazione è l’angolatura da cui decidiamo di raccontare la nostra storia, il punto di vista che facciamo adottare al nostro narratore.
A seconda del suo modo di vedere i fatti, il narratore potrà raccontarli in molti modi diversi ed è da qui che si origina la complessità.

Ma c’è un modo giusto per non sbagliare il punto di vista del narratore?
Quale tipo di focalizzazione può dirsi più efficace in una storia?

Risponderò a queste domande in fondo all’articolo, ma prima voglio fornirti una breve panoramica dei diversi tipi di focalizzazione, a seconda del tipo di narratore scelto:

Il narratore esterno può adottare tre diversi punti di vista, o focalizzazioni:

1. Focalizzazione zero: è il così detto narratore onnisciente, che tutto sa e tutto vede.
Ne sa di più del personaggio che si trova a vivere i fatti, conosce tutto ciò che avviene nel presente, ciò che è avvenuto e ciò che avverrà.

Il classico esempio di narratore onnisciente è quello dei “Promessi sposi” di Manzoni.

Ha piena conoscenza di ciò che avviene nella mente di ogni personaggio e può decidere di intervenire direttamente nella storia, con giudizi morali o pareri.

Proprio per questo viene definito anche “narratore invadente“, oggi considerato inefficace nei testi di narrativa.
La motivazione non si basa solo su semplici gusti soggettivi dei lettori (che poco amano oggi questo tipo di punto di vista), ma sulle più recenti scoperte delle neuroscienze, applicate alla narratologia.

Ma ci sarà modo di approfondire meglio l’argomento in un altro articolo.

Il narratore onniscente deve intervenire per forza nel racconto dei fatti?

No, non necessariamente.
Il narratore esterno con focalizzazione zero potrà decidere se palesarsi nella storia (narratore onnisciente palese), o rimanere nascosto e limitarsi a esporre i fatti, senza giudizi (narratore onnisciente nascosto).

2. Focalizzazione interna: il narratore esterno racconta in terza persona, ma sceglie di calarsi dentro il punto di vista di un personaggio interno alla storia (di solito il protagonista).
In questo caso, il narratore esterno a focalizzazione interna ne sa quanto il personaggio. 
Questa tipologia si avvicina quindi molto al narratore interno, che vedremo tra poco.

3. Focalizzazione esterna: il narratore esterno a focalizzazione esterna ne sa meno del personaggio. 
Non può accedere al suo modo di vedere, alla sua psicologia, ma si limita a narrare le vicende in modo esterno e oggettivo, attraverso azioni e dialoghi.

Si tratta di un punto di vista molto particolare, proprio, ad esempio, dei romanzi veristi o di alcuni racconti di Hemingway.
Oggi è sfruttato soprattutto nei generi giallo e thriller, per creare particolari effetti di suspence.

Esempio: 

Nel cuore della notte, il protagonista esce furtivo dalla casa addormentata e si dirige nelle stalle.

In questo caso, se fossimo dentro il suo punto di vista, avremmo piena comprensione di quello che sta facendo e delle sue intenzioni.
In un romanzo giallo, l’autore potrebbe voler mantenere, invece, un maggior mistero, mostrandoci l’avvenimento “dall’esterno”, per far rimanere il lettore con il fiato sospeso.

tipi di narratore quale scegliere in una storia

Tutto torna? Non proprio.

Ora che abbiamo visto più da vicino le differenze tra i punti di vista, appare chiaro che la terza tipologia (narratore esterno a focalizzazione esterna) può dirsi, in realtà, un caso particolare inscrivibile al narratore onnisciente.
Si tratta, infatti, di un narratore onnisciente nascosto, che decide di fornirci una visione parziale dei fatti. 
In altre parole: sa tutto, ma ci dice solo ciò che vuole farci notare, tacendo il resto.

Semplificando ulteriormente, possiamo quindi dire che il narratore esterno può avere due tipologie di focalizzazione: 

Esterna: racconta gli eventi dal di fuori, scegliendo in modo arbitrario il grado di intervento nella storia.

Interna a un personaggio specifico che prende parte alla storia. Racconterà le vicende dal suo punto di vista, usando la terza persona.

Quale focalizzazione corrisponde necessariamente al narratore interno?

Il narratore interno ha solo un tipo di focalizzazione:

1. Focalizzazione interna: il narratore interno racconta in prima persona i fatti a cui ha partecipato, filtrandoli attraverso il suo punto di vista.
Potrà essere il protagonista, oppure un testimone della storia.
L’esempio più famoso di narratore interno testimone è Watson nei racconti di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle.

La focalizzazione interna può appartenere anche a un personaggio secondario, ma in questo caso il rischio è quello di distogliere l’attenzione dal protagonista che vive la storia.

Se un personaggio minore inizia a prendere il “sopravvento” nelle tue sequenze narrative, allora chiediti se forse quel personaggio non sia così secondario come credevi e possa assolvere al ruolo di protagonista.

Può esistere più di un punto di vista interno in una storia?

Nelle storie “corali”, con molti personaggi, è possibile trovare più di un personaggio punto di vista,. Avremo quindi una storia narrata da vari punti di vista, interni a diversi personaggi, alternati tra loro.
In questo caso, dovranno esistere distinzioni ben chiare tra le varie voci narranti, al fine di non confondere il lettore su chi stia parlando in quello specifico capitolo o scena.

Ok, ora è tutto chiaro. Sicuri sicuri?

In apertura, abbiamo fatto la preliminare distinzione tra autore e narratore.
Abbiamo poi visto le due tipologie di narratore, esterno e interno, e i rispettivi tipi di focalizzazione.

Hai notato qualche incongruenza nel ragionamento?
Forse ti è venuto un dubbio del genere:

Ma se il narratore è diverso dall’autore, in che modo può emergere questa distinzione, nella focalizzazione zero ed esterna?

Ossia:

Se il punto di vista è fuori dalle vicende, esterno a quello di chi vive la storia, che cosa davvero lo distinguerà dal punto di vista dell’autore stesso?

Una finzione narrativa?
Noi lettori smaliziati del XXI secolo non crediamo più alla storiella del manoscritto anonimo ritrovato. Sappiamo benissimo che si tratta di una “scusa” dell’autore, per dare legittimità a quanto scritto, secondo un cliché ormai logoro.
È l’autore a raccontarci le vicende dal suo punto di vista, decidendo cosa mostrare o non mostrare, in base a criteri del tutto soggettivi.

Ciò è sbagliato sotto molti aspetti:
  • Contravviene al principio preliminare per cui il narratore non coincide con l’autore
  • Provoca problemi di coerenza interna: senza un criterio oggettivo da seguire, come potrà l’autore rendere coerente la narrazione? Sarà vittima dei suoi stessi sbalzi di umore, percezione e, nel caso di un romanzo scritto in un lungo intervallo di tempo, perfino dei propri cambi di idee.
  • Impedisce l’immedesimazione del lettore nella storia e il suo conseguente effetto “catartico”, vero fine ultimo (e più nobile) della narrativa.

Quale tipo di focalizzazione è meglio adottare in narrativa?

A questo punto appare evidente quale sia il tipo di focalizzazione più adatta a un testo narrativo.
Si tratta della focalizzazione interna a un personaggio, in particolare al protagonista della storia.

Potremo quindi ridurre tutte le casistiche a una semplice distinzione:

  • Narratore esterno con focalizzazione interna –> avremo un racconto in terza persona
  • Narratore interno con focalizzazione interna –> avremo un racconto in prima persona

A questo punto le alternative si riducono alla scelta di adottare la prima o la terza persona.
In entrambi i casi applicheremo alla narrazione il filtro soggettivo del personaggio punto di vista, ossia del protagonista.
Quando la focalizzazione è interna, noi siamo dentro la sua mente, conosciamo solo le sue intenzioni e i suoi pensieri e viviamo ogni avvenimento attraverso il suo specifico punto di vista.

Da autori, dovremo stare attenti a non uscire mai dal punto di vista.
Il rischio? Quello di far percepire al lettore la “finzione” di quanto narrato, rompendo l’immersione e il patto narrativo.

E non è ciò che vuoi che accada ai tuoi lettori, giusto? 😉

Al prossimo approfondimento,

 

Alessia Pellegrini

 

atelier degli scrittori - scrittura creativa

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