Storia d’autunno
storia d'autunno riflessione

Storia d’autunno. Riflessioni di una mente mentre cade.

Puoi guardare il video qui sul mio canale Youtube. La mia riflessione d’autunno è stata pensata e creata in accompagnamento a immagini e musica.

Qua sotto trovi il testo completo.


Storia d’autunno

Perdo molto spesso il centro, l’ago della bilancia, il filo del discorso.

Lo perdo quando mi soffermo troppo a pensare, a farmi domande e darmi risposte piene di dubbi.
Incertezze, paure.

Non è facile pensare al futuro quando tutto sembra incerto. Quando ti alzi la mattina e vorresti urlare al mondo che ci sei, che sei pronta, ma forse non hai ancora abbastanza esperienza per vivere.
Sei in prova. Il tuo contratto potrebbe scadere in qualsiasi momento. Allora è meglio che ti impegni al massimo delle tue capacità.

È meglio che ti inventi un altro motivo per cui vale la pena alzarsi, impegnarsi, guardarsi allo specchio e sorridere, anche se in fondo non ti sei mai piaciuta… Ma è la faccia che indossi e con cui devi uscire.

Devi attraversare i sentieri delle tue insicurezze e andare a cercare fortuna altrove, molto lontano, in paesi stranieri, in continenti remoti, a volte perfino dall’altra parte… della strada.

Poi ti guardi intorno e ti soffermi a pensare di essere l’unica che si pone certe domande.
Che ne sarà di me?

Quante strade sbagliate servono per avere il bonus di trovare quella giusta per sé?
Qual è il mio centro di gravità?
Il mio equilibrio sopra un mondo che traballa?
Che cosa pensano di me le persone che amo?

Raggiungerò i miei sogni?
Diventerò qualcuno?
I miei figli parleranno con orgoglio di me?
Ed io parlerò con orgoglio di loro?

Avrò figli? Avrò fortuna? Avrò la vita che voglio? La frenesia che ricerco? L’ispirazione che bramo? Le amicizie? L’amore? La fama? La vertigine che mi farà finalmente sentire di essere arrivata al di fuori di me.

Esiste un manuale di istruzioni per ricordarsi come si respira quando manca il fiato, mancano le parole, quando perdo il mio centro, l’ago della bilancia, il filo del discorso?

Qualcuno che traduca queste rune senza fine, questo ritmo vorticante che mi vibra ma non parte, che mi blocca, che mi insulta, che mi stride nella testa e poi non resta per cercare di parlare con la gente, di far batter le parole, di carpire l’emozione. Di comprendere che cosa tengo chiuso nel mio cuore.
E lo scacco che mi opprime, che mi fa morire dentro, è che il testo è senza fine e non c’è silenzio o senso.

Ed è quello che io cerco di svegliare alla mattina, il mio sesto senso perso di freschezza e adrenalina.

Ed è quello che io cerco di comunicare al mondo, ma rimango un tempo terso sopra un infinito sfondo.

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