Rimani umano di fronte alla macchina
rimani umano di fronte alla macchina

A volte mi disgusto a pensare:

Che bel panorama! Devo fotografarlo, ritoccarlo, mettergli un filtro, regolare la saturazione, corredarlo di frase, aggiungere qualche hashtag, postarlo, pubblicizzarlo, ricondividerlo e apprezzare i like e commenti che esso susciterà.

Quando, invece, dovrei solo pensare: “Che bel panorama!“.

Ecco, bene, anche se questo processo mentale non è sempre così lineare e cristallino, tutto ciò si affaccia ormai in modo naturale nei miei pensieri: guardo per condividere. Vivo per condividere: su un Social, su un blog, in un mondo totalmente sconnesso dalla mia realtà, quella vera.

Hans Christian Andersen, nella “Principessa sul pisello“, scrive che il principe cercava come sua sposa una vera principessa. Il rapporto tra finzione e realtà è sottile: piccolo e leggero quanto un pisello. 

E per rimanere un po’ più al passo con i tempi, potrei citare la nota canzone dell’estate 2017, “L’esercito dei selfie“, in cui, trattando con leggerezza queste tematiche, emerge l’esigenza di precisare: 

Hai presente la luna del sabato sera? Intendo quella vera, intendo quella vera.

La verità offline, la finzione online. Una tematica vecchia come il mondo e già in primo piano nel rapporto tra realtà e sua rappresentazione artistica (letteraria o figurativa).

Però sul web tutto questo sembra potenziato, amplificato dalla facilità con cui, attraverso uno smartphone, più spesso di quanto vorremmo ci troviamo a traslare da una dimensione all’altra, dalla realtà alla finzione. 
Seduti davanti a un caffè con gli amici, prendiamo il cellulare e iniziamo a navigare per altri lidi, tra un post, un’immagine, un video. 
Oppure, accasciati sul sedile di un treno, indossiamo le cuffie che ci proteggono dal contatto con l’esterno ed ecco che avviene: la finzione ci ingloba, ci coinvolge, ci rende un ibrido che è un po’ di qua e un po’ di là. Presente fisicamente e con la mente altrove.

Gli occhi guardano un fiume che scorre docile abbagliato dalle luci del tramonto, ma le dita digitano sapienti e lo schermo filtra, come una lente, la percezione.
La condivisione arriva prima dell’emozione. E altrettanto rapidamente si spegne, avida di novità, colori brillanti, saturazione potenziata, filtri e hashtag. 

Ma poi, riscoprendoti umano di fronte alla macchina, alzi gli occhi dal tuo schermo e guardi nuovamente fuori la realtà, quella vera: un abbaglio così intenso, brillante e vivido, di cui non possiamo regolare la luminosità. 

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