Come usare la punteggiatura nei dialoghi: ecco una guida pratica con tutto ciò che devi sapere per scrivere dialoghi nel modo più corretto
Quali virgolette usare nei dialoghi?
Dopo le virgolette, va messa la virgola? E il punto? E i due punti? E il punto fermo ci vuole dopo il punto esclamativo, o no?
Quando bisogna andare accapo e quando rimanere in linea con il capoverso?
Il trattino va chiuso? C’è differenza tra virgolette alte e basse?
Oggi troverai risposta a tutte queste domande, e non solo. Ti svelerò anche consigli pratici per facilitarti nella scrittura, adottando il metodo che ho usato io stessa nei miei racconti in “Limina“.
Scrivere un dialogo in un romanzo o in un racconto è già impresa ardua di per sé. Non mettiamoci di mezzo anche virgolette, apici e trattini a complicare ancora di più la situazione. In questo articolo capirai una volta per tutte qual è la punteggiatura corretta per scrivere i tuoi dialoghi in modo coerente, senza errori da principiante, o sviste poco professionali.
Una premessa fondamentale se vuoi scrivere un buon dialogo
Come dico sempre ai miei scrittori in Atelier: compito primario dell’autore è pensare a scrivere dialoghi realistici, basati sul conflitto e credibili. In altre parole, è più importante focalizzarsi sulla corretta progettazione e scrittura di una battuta, piuttosto che sulla sua resa formale.
Questo perché, una volta avviato il processo di editing con correzione di bozze finale, sarà l’editor stesso a svolgere “il lavoro sporco” di uniformare la punteggiatura.
A differenza dei punti e delle virgole, infatti, i segni d’interpunzione nei dialoghi non seguono delle regole fisse: ogni casa editrice adotta un criterio peculiare.
Sarà suo compito, dunque, revisionare i manoscritti e renderli conformi alle norme redazionali adottate.
Un po’ come accade per le norme redazionali della tesi di laurea: ogni Ateneo ha le proprie; l’importante è mantenere uniformità formale all’interno di tutto il tuo testo.
Scegli un criterio e adotta sempre quello, dall’inizio alla fine.
Tutto chiaro, fin qui?
Allora possiamo iniziare con la guida completa di punteggiatura nei dialoghi. Prendi carta e penna e cominciamo.
Virgolette, caporali e trattino nei dialoghi
La prima scelta da compiere nella scrittura dei dialoghi è il segno di punteggiatura usato per indicare il discorso diretto.
La resa formale di “aprire la bocca è parlare” è data da due principali segni: le virgolette e il trattino (quello lungo – )
Dopo aver illustrato più nel dettaglio le differenze tra questi segni, ti rivelerò qual è il trucco più “furbo” per un aspirante autore, per semplificarsi la vita ed evitare inutili perdite di tempo.
In fondo, se è possibile ottimizzare il processo di scrittura, perché non farlo?
Quali virgolette utilizzare? Tipologie e differenze
Le virgolette nei dialoghi si suddividono in:
- virgolette alte doppie, o all’italiana (“ ”)
- virgolette basse, caporali, o all’inglese (« »)
La differenza tra questi due tipi di virgolette non è sostanziale; entrambe si comportano allo stesso modo e hanno la stessa identica funzione: segnalare l’inizio e la fine del discorso diretto in un testo.
L’utilizzo di un tipo o dell’altro è solo una questione di diverse convenzioni, che variano in base alla distribuzione geografica: le virgolette alte sono maggiormente utilizzate nell’ambito dell’editoria italiana. Le caporali, invece, sono più diffuse nell’editoria anglosassone.
Al momento della pubblicazione, ogni collana editoriale adotterà la tipologia di virgolette che le è propria.
Prima di arrivare a quello stadio, tuttavia, per aiutarti a scegliere, ti segnalo che:
- L’uso delle virgolette alte è più semplice da inserire nei comuni editor di testo (word, open office, libre office). Queste si trovano, infatti, di default sulla nostra tastiera, perciò l’inserimento è immediato.
- Un semplice trucco per sfruttare i caporali con tutte le comodità delle virgolette alte è scrivere il testo utilizzando le virgolette alte e poi sostituirle con i caporali attraverso l’opzione “Trova e sostituisci” dell’editor di testo.
- I caporali, a discapito di un più scomodo utilizzo sugli editor di testo comuni, offrono un grande vantaggio, ossia quello di poter sfruttare al meglio le gerarchie delle virgolette.
Leggi il prossimo paragrafo per saperne di più su questo punto spesso ostico.
Una nota che sembra scontata, ma non lo è.
Le virgolette caporali sono un vero e proprio segno, che puoi trovare tra i caratteri speciali dei programmi di scrittura. Non utilizzare mai al loro posto la doppia parentesi puntata << … >>.
Si tratta di un errore non accettabile, dunque non farlo. Ok?
Uso delle virgolette interne: una questione di gerarchie
Se all’interno di un dialogo c’è un altro dialogo, oppure una citazione, dovremo utilizzare più virgolette all’interno di una stessa battuta.
In generale, sconsiglio ai miei autori esordienti di andarsi a invischiare in situazioni così spinose. Meglio rimanere sul semplice, se ancora non si padroneggiano al meglio tutte le tecniche.
Tuttavia, se ti trovi a dover usare un dialogo nel dialogo, o situazioni affini, ecco la gerarchia di virgolette da utilizzare:
Caporali –> virgolette doppie –> apici
Il dialogo primario utilizzerà i caporali, quello al suo interno le virgolette alte doppie e la citazione dentro di esso sfrutterà gli apici.
Un po’ contorto anche a spiegarlo, non trovi?
In ogni caso, va da sé che l’uso dei caporali permette di poter sfruttare sia le virgolette alte, sia gli apici.
Se, viceversa, partissimo a segnalare il dialogo con gli apici, non avremmo più segni di punteggiatura da sfruttare, nel caso di gerarchie.
Ma a che cosa servono gli apici (‘ ‘) di preciso?
Gli apici non sono quasi mai utilizzati come punteggiatura primaria per segnalare il dialogo, ma indicano più spesso termini specifici. Oppure, come abbiamo visto, sono utilizzati nell’ultimo stadio della gerarchia, quando abbiamo un dialogo nel dialogo nel dialogo.
Ohi ohi… viene il mal di pancia con questa indigestione di segni.
Sicuri di voler coinvolgere il lettore in questa inception di punteggiatura?
Semplifichiamo, scrittori, semplifichiamo!
Vantaggi delle virgolette rispetto al trattino
Ogni casa editrice ha il suo criterio di punteggiatura nei dialoghi, ok.
L’editor stesso si occuperà di uniformare il tuo manoscritto sotto questo punto di vista, ok.
Ma io, da scrittore, come devo scrivere il mio benedetto dialogo?
Io ti consiglio l’uso delle virgolette, meglio i caporali (per la questione gerarchica che abbiamo visto), ma fai come preferisci. Alcuni motivi per preferire le virgolette al trattino nei dialoghi:
- Facilità di revisione della punteggiatura. Su questo punto torneremo in modo più dettagliato nel paragrafo successivo. Intanto ti basti sapere che, in fase di revisione, la funzione “Trova e sostituisci” ci può aiutare a uniformare la punteggiatura dei dialoghi. Grazie alle virgolette, ci basterà cercare le occorrenze di “vocale-virgoletta chiusa“, per controllare rapidamente la chiusura di battuta.
Con il trattino, invece, questa operazione è impossibile, in quanto non abbiamo virgolette di chiusura.
- Maggiore comprensione di chi sta parlando e definizione della battuta.
- Evitare soluzioni “ibride” e poco armoniche. Utilizzare il trattino nei dialoghi fa sorgere qualche problemino anche a livello di uniformità del criterio. Ad esempio, quando la battuta è molto lunga e finisce su più righe, dovremo segnalare il prosieguo della battuta attraverso l’uso delle caporali.
Un modello misto possibile, ma che si può facilmente evitare.
Dove va inserita la punteggiatura nei dialoghi?
Punteggiatura nei dialoghi: dove vanno i due punti?
Ci vogliono le virgole dopo i dialoghi?
Quando andare accapo?
Rispondiamo ad alcuni dei dubbi più comuni tra gli autori sulla corretta punteggiatura nelle battute dei personaggi.
I “due punti aperte le virgolette” ci vogliono?
La domanda forse più frequente tra gli autori che seguo.
I famosissimi “due punti aperte le virgolette” ci vogliono in un dialogo?
Sfatiamo un mito: questa norma non è di per sé errata, tuttavia è una struttura da evitare, per i principi stessi di costruzione dei dialoghi. Torneremo nel prossimo paragrafo sulla corretta distribuzione di capoversi battute e capoversi descrittivi.
Accapo o in linea al testo: dove inserire le battute?
Non aver paura di andare accapo. Nella scrittura creativa non esiste un “limite di accapo”. Si va accapo al momento giusto, quando la forma lo richiede.
In questo specifico caso, la battuta occupa di solito un capoverso a sé. Se lo stesso capoverso contiene anche azioni, devono essere brevi e funzionali a far capire chi sta parlando (sull’attribuzione della battuta torneremo nell’ultimo paragrafo).
In generale, dividi su due righe separate i capoversi battuta e i capoversi descrittivi (ossia tutti quelli che non contengono battute di dialogo).
Il discorso è ben più ampio, oggetto già di due dirette con i miei autori nell’Atelier della Scrittura, dove abbiamo parlato anche dell’uso di beat e dialog tag.
Se vuoi approfondire, rispondi alle apposite domande e iscriviti alla community gratuita su Facebook.
Il punto va fuori o dentro la battuta?
La risposta è: dipende. Dipende dalle norme adottate da collana a collana. In generale, possono esserci due strade:
- Inserire la punteggiatura interna alle virgolette.
Esempio: “Amo la scrittura creativa.” - Inserire la punteggiatura fuori dalle virgolette.
Esempio: “Amo la scrittura creativa”.
E quando c’è un punto interrogativo?
Il punto interrogativo, così come quello esclamativo, va sempre all’interno delle virgolette.
Ne consegue che, nel caso scegliamo di utilizzare la tipologia numero 2, la punteggiatura messa fuori le virgolette, si avrà una doppia punteggiatura:
“Ami la scrittura creativa?“.
“Ragazzi, ma che domande: certo che la amo!“.
Il punto andrà ripetuto dopo le virgolette di chiusura e avremo due segni molto vicini tra loro.
Giusto? Sbagliato?
Relativo, tutto qui.
Scegliete un criterio: punteggiatura dentro o punteggiatura fuori, e portatelo avanti all’interno del vostro manoscritto in modo coerente.
Unica nota da tenere a mente: inserisci sempre la lettera maiuscola dopo il punto fermo. E su questo non ci piove. 😉
E la virgola, dove va?
Quando la battuta è seguita da un dialogue tag (“disse”, “urlò”, “sussurrò”, ecc…), è possibile inserire la virgola dentro le virgolette, oppure ometterla. Dipende, ancora una volta, dalle norme delle case editrici.
Sono dunque corrette entrambe le seguenti versioni:
- “Amo la scrittura creativa” disse Elena.
- “Amo la scrittura creativa,” disse Elena.
Per approfondire l’uso della virgola in un testo, ti rimando al mio articolo completo a riguardo (tutt’oggi uno dei più letti del blog, a distanza di tre anni!):
Vuoi dare al tuo testo uniformità globale e risolvere in modo definitivo il problema di incongruenza nel modo di segnalare i dialoghi?
Il mio servizio di correzione di bozze ti aiuterà a presentare la tua opera al meglio della sua forma.
Come segnalare il personaggio che dice la battuta?
Le virgolette (o il trattino) segnalano l’inizio della battuta, ma come definire in modo chiaro chi è il personaggio che la pronuncia?
Per convenzione, il lettore attribuisce la battuta all’ultimo soggetto agente, ossia l’ultimo che ha compiuto l’azione.
Questo principio generale viene meno in alcuni casi particolari, ad esempio:
- Quando la voce del personaggio ha tratti peculiari che la caratterizzano in modo immediato nella mente del lettore (es. un accento straniero, l’ “r” moscia, un intercalare ricorrente, ecc…).
- Il contenuto della battuta è tale da far capire subito chi la sta pronunciando, perché fa riferimento a qualcosa di specifico e riconoscibile.
In generale, se ti approcci alla scrittura dei dialoghi da emergente, ti consiglio di rispettare il principio generale, per non andare incontro a rischi.
Quando avrai padroneggiato le basi della teoria, potrai avventurarti su soluzioni più complesse.
Se vuoi potenziare il tuo processo creativo e dare voce alla tua storia in modo fluido e proficuo, scrivimi per candidarti al mio percorso di coaching individuale.
Si tratta di un percorso solo tu e io: insieme orchestreremo la tua opera, toglieremo l’eccesso e daremo vita al capolavoro che è in te.
Novello Michelangelo, ti auguro una buona creazione!