“Non mi piaccio abbastanza”. Quante volte hai detto questa frase? Ora è il momento di dire “STOP”
Cara Primavera,
ti senti mai inadatta, poco preparata o troppo insicura di fronte alle sfide che ti si pongono davanti?
Che si tratti di un esame all’università per cui non ti senti “abbastanza pronta“, o un colloquio di lavoro per cui non sei “abbastanza qualificata“, fino a quei terribili pensieri, del tipo:
Non sono abbastanza magra
Non sono abbastanza spigliata
Non sono abbastanza coraggiosa
Non sono abbastanza brava
Non sono abbastanza dolce
Non sono abbastanza socievole…
Basta basta basta. Così non si può continuare: facciamo un cambio di paradigma
E per farlo ti faccio una semplice domanda:
Non sei abbastanza _ _ (completa tu) _ _ RISPETTO a che cosa?
Sicuramente ti sarà familiare la storia del brutto anatroccolo.
Come ricorderai, quell’anatroccolo così diverso dagli altri non era abbastanza abile a nuotare, dolce e carino come i suoi fratellini anatroccoli.
Rispetto a quello specifico STANDARD (= essere un anatroccolo carino e coccoloso) lui era una completa frana!
Però, uscendo dallo stagno e andando da solo a cercare la sua strada, ecco che quel cucciolo smarrito scopre di non essere un BRUTTO anatroccolo: semplicemente NON È un anatroccolo.
Per tanti anni della sua vita si era ritenuto inadatto rispetto a dei parametri esterni, che non rispondevano alla sua vera natura.
Riscoperta la verità sulla sua essenza, ecco che di colpo diventa un meraviglioso cigno.
Ma ci sei già arrivata da sola, vero?
Non è che lo DIVENTA, quando prende consapevolezza di ciò che è veramente.
Il brutto anatroccolo era sempre stato un cucciolo di cigno PERFETTO COSì.
Però non lo aveva mai compreso, perché si stava misurando su una scala che non era quella adatta a lui.
Il brutto anatroccolo non diventa cigno: scopre di esserlo sempre stato.
Anche tu, proprio come quell’anatroccolo spennacchiato, devi ancora capire molte cose su di te.
Chi sei davvero?
Qual è la tua vera natura?
Sei un cucciolo di anatroccolo o di cigno?
Non sempre, nella vita, nasciamo nello stagno adatto. Spesso i genitori e il contesto intorno a noi ci riempiono di cattiverie, pregiudizi, discriminazioni.
Ci martellano nella testa menzogne che non ti fanno mai sentire “abbastanza”.
- Abbastanza magra –> rispetto alla modella anoressica sulla copertina della rivista
- Abbastanza bella –> rispetto all’influencer photoshoppata o filtrata dall’effetto bellezza sui Social
- Abbastanza competente –> rispetto a un mondo del lavoro che fa leva sulla tua insicurezza per farti sentire sempre “in debito”, per sottopagarti e demolire la tua autostima
- Abbastanza socievole –> rispetto a una riprova sociale in cui è più importante postare una storia su Instagram, piuttosto che godersi davvero una cena insieme alle persone che amiamo
- Abbastanza matura –> rispetto a un mondo che condanna gli errori, anziché considerarli un’opportunità di crescita
- Abbastanza “tutto”.
Ma rispetto a chi? A che cosa?
Chiediti sempre: qual è lo STANDARD rispetto a cui non mi sento abbastanza?
“Non mi piaccio abbastanza” –> rispetto a cosa?
Quindi, primo passo: prenditi un minuto per pensare a quale parametro stai applicando per giudicarti e capisci se quella scala è giusta per te.
Secondo: se qualcosa di te non ti piace per come è adesso, smetti di focalizzarti sul fatto in sé e pensa ai modi in cui puoi migliorare.
Le soluzioni non arrivano, finché non inizi a cercarle.
Ti lascio con un aneddoto raccontato da Elizabeth Gilbert nel libro (e film) “Mangia Prega Ama“:
C’è una bellissima barzelletta italiana su un povero che va in chiesa ogni giorno a pregare di fronte alla statua di un santo: “O caro santo, ti prego, ti prego, ti prego… fammi vincere alla lotteria”.
Finché un giorno, il santo – esasperato – prende vita, guarda il povero uomo e gli dice: “Figliolo, ti prego, ti prego, ti prego… compra un biglietto”.
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Buona fioritura,
Alessia