Il risveglio della Creatività
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Facciamo un gioco.

Questo è l’ultimo giorno che ti è concesso vivere sulla terra. Che cosa vuoi fare?

Una domanda assurda, estremizzata, folle. Eppure apre infinite finestre di pensiero.

Che cosa faresti se il mondo finisse domani e ti fosse concesso di fare qualsiasi cosa sulla faccia della terra?

Forse chiameresti quella persona cara che non senti da tempo, perché eri troppo preso a essere offeso per un torto che neanche ricordi più.
O forse mangeresti il tuo cibo preferito, quello che di solito ti concedi solo nei weekend di festa.
Oppure balleresti, faresti il bagno nudo nell’oceano, diresti “Ti amo” a tua moglie / marito, o all’amante, o al tuo cane.
Ti infileresti quel maglione a righe arcobaleno di tre taglie più grandi, faresti coming out, addobberesti l’albero di Natale fuori stagione, invieresti alla casa editrice quel manoscritto che prende polvere nel cassetto, canteresti a squarciagola, ti tufferesti da una cascata.

Il buon vecchio Seneca diceva:

Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus.

Solitamente il verso latino viene tradotto come:

Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne sprechiamo molto.

Ma, in realtà, “perdidimus” è un perfetto, ossia corrisponde al tempo passato remoto. La traduzione più corretta della celebre frase sul tempo di Seneca è:

Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne abbiamo sprecato molto.

Un piccolo dettaglio che, come ogni piccolo dettaglio che si rispetti, fa tutta la differenza del mondo.

Il tempo che sprechiamo senza accorgercene

Su come trovare più tempo per la scrittura ho già parlato in un precedente articolo.
Qui vorrei fare con te una diversa riflessione: pensi mai a quanto tempo hai sprecato nella tua vita? 
Per tempo sprecato intendo tutte quelle ore, giorni o anni passati a preoccuparti di cose come:

  • Cosa penseranno gli altri di me se…
  • Cosa succede se poi il libro viene stroncato dalla critica?
  • E se poi nessuno legge o apprezza ciò che ho scritto?
  • E se ricevo un rifiuto?
  • E se faccio un buco nell’acqua?
  • E se attirerò su di me critiche e sbeffeggi?

Tutte queste vocine interiori depotenzianti ti stanno prosciugando, limitano la tua creatività e lasciano la tua vita in mano alla peggiore delle condottiere: la paura.

Quando lasci al timone la paura, in automatico la tua mente ti imprigiona in una gabbia dorata, la tua “zona di comfort”, la condizione di vita delle mummie di Federico Ruysch nelle “Operette Morali” di Leopardi:

Una condizione “lieta no, ma sicura”

Davvero vuoi sprecare così la tua unica vita?

Sono convinta che la vita che ci è stata concessa sia un dono, un’opportunità per esprimere tutto il nostro potenziale, per lasciare un segno utile nel mondo e realizzare il nostro vero sé.

La vita non dovrebbe essere un compromesso, non nel suo senso più vero.

Certo, a volte dobbiamo necessariamente scendere a patti con le esigenze quotidiane: lavoro, casa, bambini, famiglia.
Perfino io, prima di dedicarmi alla scrittura creativa a tempo pieno, ho accettato lavori più umili, come copywriter e articolista web.
La differenza cruciale, però, è il modo in cui ti approcci a questi “compromessi”.
Li consideri mezzi di passaggio, strumenti momentanei verso mete più alte?
Oppure ti sei rassegnato/a a dar loro il nome di “normalità”?

Normalizzare la noia, la paura e il disfattismo è il peggior male del nostro tempo

Se stai male, non è normale. Se sei infelice, non è normale. Se pensi che per te sia impossibile vivere di scrittura, non è normale. Se ti rassegni alla convinzione “tutti fanno così”, non è normale.

Non ricordi come, da bambino, ogni sfida era un’avventura entusiasmante?
Come non ci fossero limiti al possibile: le piante potevano animarsi, i pupazzi parlare, le montagne essere scalate a salti o in volo.

E poi cosa è successo?
La vita grigia di ogni giorno ha tolto ossigeno al tuo fuoco creativo, che piano piano si è spento, si è assopito in un cumulo di carboni ardenti dentro al petto di un drago addormentato.

Quella fantasia che avevi da bambino non era ingenuità, ma genialità. 
Ricordi come recita la frase del “Piccolo Principe”?

Il vero problema non è diventare adulti, ma è dimenticare.

Ricordati chi sei. Tu sei il creatore, il plasmatore, il demiurgo, l’artefice, il potente autore dei tuoi romanzi e racconti, certo, ma soprattutto di te stesso, della tua identità e della tua vita.
Ne abbiamo una sola in dotazione ed è nostro dovere renderla memorabile.

Lascia a casa la paura e buttati in questo viaggio emozionante.

Adesso è l’ora di cantare a squarciagola, danzare sotto la cascata, tirare fuori il manoscritto dal cassetto, soffiare via la polvere, togliere il fango dai pantaloni (riconosci la citazione?) e darsi da fare per realizzarti come scrittore professionista.

Se non ora, quando?
Se non tu, chi?

Lascia nuovamente libero di esprimersi il tuo spirito creativo.
Il tuo cuore deve tornare a risplendere: il drago deve tornare a ruggire fiamme.

 

Alessia Pellegrini

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